Mediterraneo in fiamme

Pubblicato il da orizzonti.over-blog.it

L'Egitto brucia. Continua a bruciare. Non si arresta la rivolta popolare contro il regime di Hosni Mubarak. E' stato incendiato il quartier generale del partito nazionale democratico, che sostiene il premier, gli scontri si moltiplicano in tutto il paese. Le vittime, si dice, sono centinaia ed i feriti migliaia.
Dopo una riunione, convocata per gestire la crisi, Mubarak ha nominato Omar Soleiman, capo dei servizi segreti, vicepresidente. Il compito di dar luogo ad un nuovo esecutivo è stato affidato ad Ahmed Shafik, ministro dell'aviazione civile. Membri del governo di Mubarak, intanto, stanno fuggendo all'estero, alcuni a Londra, come la famiglia dello stesso presidente Mubarak, altri negli Emirati Arabi.
Ieri pomeriggio c'è stato un nuovo coprifuoco, nonostante questo, però, la folla ha nuovamente posto l'assedio al Ministero dell'interno scontrandosi con la polizia che, sparando, ha ucciso almeno tre manifestanti. Scontri a fuoco ci sono stati anche nei pressi della zecca della Banca centrale d'Egitto, mentre manifestanti hanno marciato verso la sede della televisione pubblica. Altri 17 manifestanti sono morti, sempre ieri pomeriggio, durante l'attacco ai commissariati del governatorato di Beni Sueif, a 115 chilometri da Il Cairo.
C'è stato anche il tentativo di assaltare il Museo Egizio de Il Cairo. Negli scontri alcune mummie di faraoni sono andate perdute ed alcuni oggetti, esposti nelle vetrine, sono stati frantumati. Anche ad Alessandria, Ismailia e Suez si sono registrati scontri e manifestazioni sin dal mattino.
L'esercito, invocato dai manifestanti esasperati dalla reazione della polizia, ha riportato un pò di calma nelle piazze. In molti casi, infatti, i soldati hanno fraternizzato con i manifestanti. I soldati non hanno reagito nemmeno dopo l'annuncio delle prime nomine fatte da Hosni Mubarak, i nuovi nominati, infatti, sono piuttosto strettamente legati alle forze armate o alle forze di sicurezza. Nel frattempo si contano a migliaia i detenuti evasi da un carcere a nord della capitale egiziana, a quanto dicono le fonti di sicurezza. Il carcere è quello di Wadi Natrun. Evasioni di massa si erano registrate anche nei giorni precedenti nei pressi della cittadella de Il Cairo, dal carcere di Khalifa. Un'altra tentata evasione è stata repressa nel sangue. Tra i detenuti evasi da Wadi Natrun ci sono molti estremisti islamici.
Il quotidiano "L'Unità" ha raccolto, nell'areoporto di Fiumicino, le testimonianze dei primi italiani rientrati dal Cairo con voli di linea Egyptair e Alitalia. Alcuni connazionali hanno raccontato di essere rimasti bloccati per 24 ore in aeroporto prima di poter lasciare l'Egitto. Un gruppo di 42 sacerdoti di varie parti d'Italia, in pellegrinaggio, ha riferito di essere rimasto coinvolto nelle manifestazioni di piazza. Il pullman sul quale viaggiavano è stato bersagliato dai sassi lanciati dai manifestanti. I nostri connazionali bloccati all'aeroporto del Cairo hanno anche avuto problemi con i cellulari e non sono riusciti a comunicare con i familiari in Italia.
Il quotidiano "La Stampa" è riuscito ad avere un'intervista telefonica con Mohammed el-Baradei, premio Nobel per la pace ed ex direttore dell'Agenzia dell'ONU per l'energia atomica, da molti indicato come il successore di Mubarak voluto dalla popolazione e soprattutto dai fratelli islamici.
Gli Stati Uniti, intanto, aspettano di capire come si metteranno le cose in Egitto dopo il duro monito rivolto da Barack Obama a Mubarak perchè fermi la violenza e assicuri le riforme volute dal popolo. Da alcuni cable diffusi da Wikileaks, inoltre, si apprende che gli Stati Uniti stavano preparando la transizione in Egitto da diversi anni. Nelle ore scorse, Obama ha riunito il Consiglio di Sicurezza nazionale.
Ed oggi chissà cosa potrà ancora accadere.

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