Oltre ogni ragionevole dubbio

Pubblicato il da orizzonti.over-blog.it

Simonetta CesaroniIl delitto di via Poma è sicuramente, tra tutti i delitti italiani, quello che ha più colpito l'opinione pubblica. Un delitto che, per ben 21 anni, non ha portato nessuno dinnanzi ad una giuria a rispondere del brutale omicidio della giovane Simonetta Cesaroni. Brutale perchè la ragazza fu uccisa con ben 29 coltellate.
Ora sembra che il pm un colpevole l'abbia trovato. Si tratta di quel Raniero Busco che, un pò esageratamente, certi giornali chiamano "fidanzato" di Simonetta Cesaroni. In realtà il rapporto tra i due era piuttosto controverso: lei sicuramente lo amava, lui probabilmente no. Però i due continuavano a vedersi e nel diario di Simonetta c'era scritto, a chiare lettere, che lui la "usava", come gli uomini, spesso, usano le donne.
Ilaria Calò, pm nel processo a Raniero Busco, dunque, ha chiesto il massimo della pena: l'ergastolo. Il giovane, sostiene il pm, è l'unico responsabile di quell'orribile delitto compiuto il 7 agosto 1990. Il processo è in corso dinnanzi alla III Corte d'Assise da quasi un anno. La sentenza si avrà il 21 gennaio prossimo.
Il pm ha aggiunto anche l'aggravante della crudeltà, all'accusa di omicidio, perchè solo tre delle 29 coltellate erano sufficienti ad uccidere Simonetta. L'arma utilizzata, sostiene il pm. è la prima a disposizione in un luogo deputato ad ufficio, vale a dire, con tutta probabilità, un tagliacarte.
Il corpo di Simonetta Cesaroni fu rinvenuto alle 23.30 di quel maledetto 7 agosto 1990, dalla sorella e dal cognato, accompagnati dal datore di lavoro di Simonetta, Salvatore Volponi. Simonetta giace a terra, seminuda, con il reggiseno allacciato ma calato verso il basso, i seni scoperti, il top arrotolato sul collo. Non indossa più le mutandine, ma ha ancora, ai piedi, i calzini bainchi corti. Le scarpe da ginnastica sono riposte ordinatamente in un angolo vicino la porta d'ingresso alla stanza. Gli altri vestiti che indossava quel giorno sono scomparsi. In uno stanzino vengono trovati due stracci strizzati che, forse, l'assassino ha utilizzato per ripulire dal sangue di Simonetta la stanza. L'ora della morte è stata calcolata in un lasso temporale compreso tra le 18 e le 18.30.
Le indagini che seguirono il brutale delitto furono confuse, avvelenate da sospetti, ostacolate da depistaggi di mitomani e quant'altro. Dapprincipio i sospetti si appuntano su Pietrino Vanacore, custode dello stabile di Via Poma, un uomo schivo e riservato, che si fa 26 giorni di carcere prima di essere completamente scagionato.
Raniero Busco ieri ed oggiNel maggio 2009 una seconda indagine su Vanacore era stata archiviata. L'ex portiere, intanto, era andato a vivere nella sua terra, a Monacizzo, nel Golfo di Taranto. E qui, precisamente a Torre Ovo-Librari-Trullo di Mare, Pietrino Vanacore si è suicidato, nelle acque del suo mare. Un'altra vittima della tragedia che ha determinato la morte di Simonetta.
La prova principale, che il pm contesta a Raniero Busco, è una traccia di saliva su un reggiseno di Simonetta. I due si erano incontrati la sera prima ma la Procura ritiene che il giorno dell'omicidio la ragazza indossava proprio quel reggiseno. Il secondo indizio a disposizione della Procura è un morso al seno sinistro di Simonetta, fotografato durante l'autopsia ed inferto durante il delitto. Il terzo elemento, una traccia di sangue sulla porta dell'appartamento di via Poma: il dna di Busco vi è presente in una percentuale piuttosto bassa per essere certi della compatibilità, ma i test effettuati hanno comunque escluso l'appartenenza del codice genetico a qualcun altro dei personaggi coinvolti, nel corso degli anni, nell'inchiesta.
Raniero Busco sostiene di aver trascorso il 7 agosto del 1990 con un amico il quale, però, ricorda che proprio quel giorno era andato ad un funerale a Frosinone. I consulenti del Ris hanno anche provato a ricostruire il delitto: dapprincipio un approccio di tipo sessuale, poi la reazione con un ceffone al volto di Simonetta. Furono 30 le coltellate inferte alla ragazza: 6 al volto, 3 al collo, 7 al torace, 8 all'addome e 6 a livello genitale. I colpi, secondo quanto accertato dagli esperti, furono inferti in un breve lasso di tempo.
Raniero Busco si proclama innocente. "E' tutto basato su ipotesi che non fanno altro che aumentare i dubbi che già ci sono - ha detto. - non mi sento tranquillo, ma ho fiducia. Io non ho fatto niente, la mia forza è l'innocenza. Penso che si stia andando a senso unico". I periti della difesa, il professor Giuseppe Novelli ed il dottor Emiliano Giardina, si dicono certi che i reperti siano stati mal conservati, senza rispettare gli standard internazionali.
stabile di via PomaRaniero Busco è, tutto sommato, il "colpevole ideale". Protagonista di un rapporto tormentato con Simonetta Cesaroni, fatto di insoddisfazioni e depressioni di lei e di indifferenza di lui; accusato di reazioni talvolta violente, nei confronti della giovane, ha fornito un alibi che è stato smentito da chi doveva sostenerlo (l'amico andato al funerale). Potrebbe aver rimosso tutto quello che è successo, un pò come spesso accade a certi colpevoli. Oppure potrebbe essere veramente innocente, del resto le prove sono state nuovamente prese in esame a vent'anni di distanza, con tutte le "distorsioni" del caso.
Simonetta Cesaroni, indubbiamente, quel 7 agosto 1990 aprì personalmente la porta al suo carnefice. Non sono stati rilevati segni di scasso. Ergo doveva conoscere chi era. L'ha fatto entrare e si è "preparata" ad un rapporto sessuale. Le scarpe, del resto, erano disposte, ordinatamente, in un angolo. Quindi si trattava di qualcuno che conosceva intimamente, oltre che bene. Forse, ad un certo punto, avrà detto qualcosa che ha spinto l'assassino a reagire brutalmente, risvegliando in lui chissà quali rabbie e frustrazioni. Un ceffone violento e Simonetta rimane frastornata. L'assassino ha il tempo di agguantare la prima arma che gli capita a tiro: il famoso tagliacarte che non è stato mai trovato. Poi infierisce sulla sua vittima, finchè riacquista un barlume di lucidità. Si ferma. Si rende conto di quello che ha fatto, ha un attimo di confusione e poi comincia a cancellare, per quanto possibile, le prove della sua presenza. Innanzitutto pulisce il pavimento dal sangue della vittima. Deve tenere conto anche del tempo. Forse, chissà, avrà aspettato che la portineria dello stabile chiudesse per poter sgusciare via inosservato. Uscendo avrà gettato il tagliacarte chissà dove e sarà tornato alla sua vita di sempre, cercando di dimenticare. Archiviare. Non poteva essere stato lui a fare quel che aveva fatto. Non era stato lui. Lui le aveva solo detto che non era innamorato di lei. Che non le interessava se non per una questione di sesso.
Chissà se è andata così. Ma si potrà mai dire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Raniero Busco ha ucciso davvero Simonetta Cesaroni?

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